GENERI E SPECIE DI J.C.JAMIN


Jules Crépiéux Jamin


Il caposcuola riconosciuto in tutto il mondo come riordinatore e sistematizzatore della grafologia francese 

Jules Crépieux-Jamin (Arras 1859 - 1940), titolare di uno studio dentistico, è anticlericale, il che gli fa scoprire dapprima gli scritti omologhi di Jean-Hippolyte Michon e in seguito anche quelli sulla grafologia, restandone affascinato.

Si appassiona e applica alla materia in modo impressionante (nella sua carriera realizzerà migliaia di analisi, soprattutto nel settore professionale), facendosi in breve una reputazione che nel 1897 gli vale la partecipazione alla perizia sulla "bolla" dello storico processo Dreyfus, nel quale conferma la tesi della difesa, attirandosi pressioni e minacce tali che i clienti abbandonano il suo studio dentistico, il che lo spinge a dedicarsi definitivamente all'attività di grafologo.

Per gran parte della sua carriera analizzerà, riesaminerà e riorganizzerà criticamente il lavoro di Michon, del quale sostanzialmente condivide e sviluppa teoria e lessico.

Convinto anche lui che occorra attribuire a ogni segno grafico un significato caratteriale, si prodiga nell’individuarli tutti e nel suddividerli in categorie. Sarà un lavoro lungo e graduale: inizia con circa 96 segni, che chiama “specie”, e 6 categorie, che chiama “generi”, fino a definire nel libro "ABC della grafologia" (1930) un sistema con circa 175 specie suddivise in 7 generi: Ordine (Spazio), Dimensione, Direzione, Pressione, Forma, Continuità, Velocità.

Enunciò anche 15 regole pratiche (alcune innovative rispetto a quelle di Michon) per il grafologo (per esempio: non eseguire un esame grafologico in conformità a un solo documento, classificare le specie in ordine d’intensità e similarità, ecc.). Regole ancor’oggi utilizzate dai grafologi di scuola francese.



Del sistema di Michon cerca di superare la farraginosità pratica e la rigidità teorica (questa più nominale che reale) dei segni fissi (a ogni indice grafico corrisponde invariabilmente una specifica interpretazione) adottando un approccio olistico, secondo cui ogni caratteristica psichica si manifesta attraverso un complesso d’indici grafici, e ogni indice grafico ha un range di possibili significati le cui importanza e interpretazione vanno modulate in base al contesto degli indici rilevati nella scrittura e in particolare secondo quelli dominanti, i quali quindi dànno una “definizione grafologica” che influenza tutti gli altri elementi dell’“ambiente grafico”. In quest’ottica, la presenza in una stessa scrittura di elementi differenti permette, partendo da indici grafici elementari, di risalire, attraverso le loro risultanti, a caratteristiche psichiche ben più complesse e articolate.

Trascende l’ambito grafologico quando pretende di inquadrare gli uomini in un'ottica moralistica, tanto che nel 1923 pubblica il saggio "Gli elementi della scrittura delle canaglie" (cioè persone di scarso valore). Fra le possibili (teoricamente infinite) risultanti caratterizzanti una scrittura, due considera più importanti per determinare il contesto psicologico della scrittura, e le chiama sintesi d'orientamento: quella dell'organizzazione (che a suo dire rivela la raffinatezza o, in mancanza, rozzezza dello scrivente) e quella dell'armonia (che ricollega addirittura alla superiorità o inferiorità del soggetto!). Queste due risultanti (soprattutto quella dell'armonia) gli fanno ritenere di poter valutare la superiorità o inferiorità delle persone in termini d’intelligenza, moralità e volontà! Il che è inaccettabile a livello sociale e infondato a livello pratico, perché si possono trovare scritture armoniose in scriventi quasi analfabeti, così come scritture disarmoniche nelle personalità geniali.



La sua opera, pur con i limiti esposti, è stata essenziale per ampliare il lessico grafologico, sistematizzare e disciplinare la materia, e preparare il terreno all'interpretazione psicologica; vanno però notato che manca di riferimenti a una qualsiasi teoria della personalità; in un certo senso non è la scrittura che riflette la personalità ma il contrario: le dinamiche proprie della scrittura inducono de facto quelle della personalità. Solo la logica moralistica (oggi superata e rifiutata) dà un'impressione di coesione nella sua concezione della psicologia umana.



IMPOSTAZIONE - ORDINE - SPAZIO

È indicazione di adattamento ed equilibrio mentale. Consente di percepire immediatamente lo schema relazionale tra scrivente e ambiente, la sua capacità di autonomia concettuale e affettiva o di coinvolgimento e immedesimazione, e la sua relazione con il tempo (margini).

LE SPECIE :

ARIOSA
SPAZIATA (BUCATA – O A CANALI - MERLATA
COMPATTA – INTRICATA



IMPAGINAZIONE

Impostare un testo nella pagina, organizzarlo in modo estetico, leggibile e chiaro rappresenta, quando si tratta di un messaggio destinato agli altri, un atto sociale di presentazione che ha attinenza con il nostro modo di situarci rispetto all’ambiente. Al fine di renderlo chiaro e piacevole alla lettura cerchiamo di delimitarlo con dei margini (la cornice), di distanziare i paragrafi, di evidenziare i saluti e la firma ecc.

Questo tipo d’impostazione formale comunicherà quindi informazioni sull’Io sociale di chi scrive. In linea di massima una messa in pagina chiara, equilibrata nei suoi rapporti, spontanea e vivace, integrata in una forma d’ordine generale, sarà indice di buona organizzazione generale e nella professione, senso di previsione, facile adattamento alle circostanze e buona facoltà d’integrazione con l’ambiente. Al contrario, una messa in pagina disordinata, che crea difficoltà alla lettura e porta discordanze, oppure una pagina rigidamente impostata in un ferreo schematismo, strettamente legato alle regole, rivelerà dei problemi di ordine generale di fronte all’ambiente, che l’analisi della scrittura metterà in luce in modo più dettagliato.

LE SPECIE ATTINENTI ALL’IMPOSTAZIONE INTESA COME ATTO SOCIALE SONO LE SEGUENTI:

ORDINATA
DISORDINATA
RIGIDAMENTE IMPOSTATA
TIPOGRAFICAMENTE IMPOSTATA
INSULARE

(tali specie sono state introdotte, alcune da C. Jamin e altre dai suoi successori, che hanno anche aggiornato alcuni dei significati connessi).



DIMENSIONE

Indica la dimensione di sé, la propria autovalutazione. Ci informa sui modi di affermazione ed esteriorizzazione dello scrivente, secondo la sua personalità e il suo temperamento (sentimento di sé, bisogni affettivi e pulsionali, libertà o inibizione). E’ l’IO che vi si riflette, che si espande con naturalezza quando è sufficientemente equilibrato e si accetta per quello che è; oppure, servendosi di un gioco di compensazioni al fine di supplire a quelle che percepisce come proprie mancanze e inadeguatezze, per quello che vuole apparire.

LE SPECIE ATTINENTI ALLA DIMENSIONE



GRANDE
PICCOLA
MEDIA
BASSA
ALLARGATA O DISTESA
DILATATA
CRESCENTE
DECRESCENTE
STRETTA O RISTRETTA
PROLUNGATA IN ALTO
PROLUNGATA IN BASSO
PROLUNGATA IN ALTO E BASSO
SOPRAELEVATA
SOBRIA
REGOLARE
MODULATA
DISEGUALE DISCORDANTE








DIREZIONE

La direzione del rigo è indice di controllo emotivo. Ci informa sulla sensibilità e sulla linea di condotta (e di lotta) dello scrivente nei confronti dell'ambiente e di se stesso, del suo vissuto presente e passato, dei suoi progetti.

LE SPECIE ATTINENTI ALLA DIREZIONE



RETTILINEA
ASCENDENTE
DISCENDENTE
CONCAVA
CONVESSA
SINUOSA
CAVALCANTE O A TEGOLA
SALTELLANTE
VARIABILE IN DIREZIONE





LA DIREZIONE DEL TRACCIATO

Il dinamismo del proprio slancio propulsivo, l’audacia che fa conquistare lo spazio e il tempo, la paura che fa arrestare o retrocedere, le fluttuazioni che fanno esitare e confondono, la fatica che fa arrendere, il bisogno di protezione che spinge a cercare riparo e, ancora, la difficoltà nello staccarci dal passato (quando questo non ha più ragione di interferire nella nostra vita), le influenze della nostra infanzia e dei nostri ricordi, possono essere letti nella direzione della nostra scrittura.



LE SPECIE ATTINENTI ALLA DIREZIONE DEL TRACCIATO





PROGRESSIVA O DESTROGIRO
ZONA SUPERIORE
ZONA MEDIA
ZONA INFERIORE
REGRESSIVA O SINISTROGIRO
ZONA SUPERIORE
ZONA MEDIA
ZONA INFERIORE
CENTRIFUGA
CENTRIPEDA
SLANCIATA
RIGIDA
RITORTA O A TORSIONI
A RITROSO ALL’INVERSO







INCLINAZIONE

Può indicare disponibilità (verso destra) o difese (verso sinistra). Permette di percepire le forze in gioco tra autocontrollo e sensibilità (relazionale e passionale). Rappresenta l’inclinazione affettiva dello scrivente, la sua relazione con l’altro e il modo in cui egli esprime le emozioni. 



LE SPECIE ATTINENTI ALL’INCLINAZIONE



VERTICALE ( I )
INCLINATA  ( / )
MOLTO INCLINATA ( / )
RADDRIZZATA
ROVESCIATA ( \ )
VARIABILE IN INCLINAZIONE \ I /







FORMA

È l'espressione esatta di sé. Scopo ultimo del gesto grafico: il suo particolare stile offre una sintesi di intenzione e possibilità, di elaborazione volontaria e subita. Le forme calligrafiche sono quelle che, per scarsa originalità o mancanza di cultura, sono rimaste fedeli al modello scolastico;  quelle convenzionali sono quelle che si conformano alla moda del momento;  quelle personalizzate sono quelle che si sono evolute secondo uno stile personale.

La personalizzazione della forma può avvenire attraverso varie modalità:

- Ampliando il gesto grafico al fine di produrre forme piene.

- Aggiungendo tratti per ornare o complicare.

- Sfrondando da ogni tratto superfluo, che non sia strettamente essenziale.

- Ricreando forme e ricombinazioni originali.

- Costruendo forme nell’ambito di strutture artificiali e ricercate.

In linea di massima, nel corso della personalizzazione del grafismo, si può mantenere chiarezza e semplicità, oppure orientarsi verso forme ambigue, poco chiare alla lettura.



LE SPECIE ATTINENTI ALLA FORMA



CALLIGRAFICA
CALLIGRAFIZZATA
CONVENZIONALE
ARTIFICIALE
SEMPLICE
SEMPLIFICATA
ORIGINALE
COMPLICATA - ORNATA
GONFIATA
GONFIATA zona superiore
GONFIATA zona inferiore
CHIARA
CONFUSA
ARROTOLATA FORME CHIUSE
INFANTILE
PUERILE
RICOMBINATA
STAMPATELLO - SCRIPT
ANNODATA ( a lacci )
SPOGLIA
RATTRAPPITA ATROFIZZATA
SCHIACCIATA OVALIZZATA
OVOIDALE
STILIZZATA
SISTEMATIZZATA
TORMENTATA
SPETTACOLARE
ARROTONDATA
QUADRATA
ANGOLOSA
ARCUATA (m, n)
PROTEIFORME O POLIMORFA
ONDULATA



FILIFORME



Filiforme è considerata la scrittura in cui lettere e legamenti si dissolvono in zona media, sotto la spinta di un’eccessiva velocità o una non sufficiente cura nell’esecuzione della forma. È una scrittura che prende l’aspetto di un filo ondulato che si srotola in zona media, mentre le aste superiori e inferiori mantengono la loro struttura.

IL MOVIMENTO: se è liberatorio e tonico, se la propulsione verso destra non porta rigidità, regressioni importanti o inibizioni, potremo pensare che la compensazione è riuscita e che lo scrivente, sollevato in parte dall’ansia, abbia trovato le sue strategie di difesa, atte a portarlo verso l’efficacia delle soluzioni. Rimarrà,  vero, un senso d’incompletezza alla base, ma ben confortato dalle riuscite.

LO SPAZIO: attraverso la presa di possesso dello spazio, saremo ragguagliati sul grado di autonomia dello scrivente e sapere fino a che punto l’Io, minacciato da profonda insicurezza, sarà in grado di proteggersi per non farsi sommergere. Occorrerà quindi uno spazio ben dominato, arioso, organizzato e vivace.

IL TRATTO: se è elastico, fermo, ben appoggiato in zona media, dove esiste maggior labilità di forma, avremo buone garanzie sulla tenuta del soggetto, sul suo potere di resistenza rispetto alla fragilità del suo essere. Una pressione spostata in zona media diventa quindi favorevole, sostiene la filiformità ed indica uno sforzo centrato sulla propria carenza.



LE SPECIE ATTINENTI AL FILIFORME



FILIFORME ATTACCANTI
FILIFORME RESISTENTI
FILIFORME VIBRANTI
FILIFORME ACQUATICI

FILIFORME
EFFERVESCENTI

FILIFORME COMPLESSI E TORMENTATI



PRESSIONE E TRATTO

Corrisponde all'energia vitale. Insieme al Tratto evidenzia le risorse vitali, le energie psicofisiche su cui lo scrivente può contare. Benché siano strettamente collegati occorre fare una distinzione tra pressione e tratto. S’intende per tratto il segmento che forma la lettera o altro segno che sia tracciato con un unico movimento. La studio del tratto è analitico, si sofferma su ogni singolo segmento e ne osserva dettagliatamente l’appoggio, l’espansione in superficie, la struttura dei bordi, la rettilinea e la velocità con cui è tracciato. S’intende comunemente per pressione il solco in parte premuto lasciato sul foglio dalla penna (la forza pressoria che si esercita sul foglio di carta; la pressione si deve sentire, toccando il retro del foglio). Nella forza pressoria che si esercita sul foglio di carta, s’individua la qualità, la quantità, lo sfibramento della nostra energia. La pressione, infatti, traduce il patrimonio energetico e la carica pulsionale dell’individuo. La tonalità del nostro sensorialità, l’aggressività, il cedimento e la perdita delle nostre forze, tutta la gamma e le oscillazioni dei nostri impulsi energetici. Ingorghi d’inchiostro, spasmi, scorie, ristagni, evanescenze, sono tutti segnali di pressione perturbate.



LE SPECIE ATTINENTI ALLA PRESSIONE



APPOGGIATA
IN SOLCO
LEGGERA
IN RILIEVO
SPOSTATA
SPOSTATA E  RAFFORZATA IN ZONA MEDIA
SPOSTATA NEI LEGAMENTI
SPOSTATA NEL FILETTO DELLE ASTE INFERIORI
SPOSTATA NELLE BARRE DEL T
EVANESCENTE
ACUMINATA (appuntita acerata)
SPASMODICA (fangosa)
A MAZZA, A CLAVA
CUNEIFORME
NUTRITA
PASTOSA
VELLUTATA








IL TRATTO (IL D N A)

Il TRATTO, elemento espressivo della scrittura. È considerato un elemento innato da cui sono estranei insegnamento e condizionamenti esterni. Riflette la nostra salute fisica e psichica ed è il primo indice della scrittura che si altera in caso di disturbi fisici o psichici, sotto l’influsso di alcool, droghe e medicinali. Ognuno di noi ha in dotazione un proprio tratto, inconfondibile, e, nelle contraffazioni è impossibile riprodurlo perfettamente. Uno degli studi fondamentali sul tratto è stato compiuto da R. Wieser che, con le sue nozioni di elasticità, ha parlato di disponibilità, empatia, partecipazione dell’individuo ad un concetto di “amore universale” – agapé - (ritmo di base).

R. Pophal ha poi connotato la tensione del tratto in cinque gradi che vanno dalla mollezza all’irrigidimento, ma è soprattutto a W. Hegar che dobbiamo lo studio analitico di ogni singolo tratto della scrittura nelle sue componenti di:



APPOGGIO o LEGGEREZZA; PASTOSITA’ o NITIDEZZA; CURVILINEITA’ o RETTILINEITA’; RAPIDITA’ o LENTEZZA.



LE SPECIE ATTINENTI AL TRATTO



APPOGGIATO (A)
LEGGERO (Lg)
PASTOSO (P)
NITIDO (N)
CURVO ( C )
DRITTO ( D )
RAPIDO ( R )
LENTO ( Lt )

VELOCITÀ

È il rapporto tra pensiero e azione. Indica il grado di efficienza delle reazioni e delle azioni. La velocità della scrittura con i suoi tempi di rapidità e di precipitazione, di rallentamento ed esitazioni, ci dà la chiave per decifrare le modalità con cui stiamo spendendo il nostro capitale di energia. La velocità della scrittura va quindi valutata in relazione alla pressione-tratto (la riserva energetica) e alla continuità (canalizzazione delle energie attraverso l’adattamento e l’intelligenza). Riuscire a rispettare i nostri ritmi individuali è fondamentale. L’equilibrio dice la Bresard, vuole che il dispendio vitale sia proporzionato alle riserve. Dal punto di vista tecnico la velocità della scrittura ha attinenza con l’abilità grafomotoria dello scrivente, con la sua abitudine a scrivere e con il suo grado di cultura. Nelle sue interpretazioni il grafologo non potrà mai prescindere da questi dati di fatto, di cui dovrà essere messo a conoscenza o che egli stesso potrà rilevare dall’insieme grafico. La velocità con cui è tracciato lo scritto non è rilevabile con la precisione a posteriori, cioè quando lo scritto è già stato eseguito, ma sarà il deducibile solo attraverso l’esperienza del grafologo.



LE SPECIE ATTINENTI ALLA VELOCITÀ



RAPIDA
PRECIPITATA
TUMUOLTOSA
CALMA
DINAMOGENICA
MOVIMENTATA
LENTA
LANCIATA
RALLENTATA
TRATTENUTA
CONTRATTA
ACCELLERATA
POSATA
RISOLUTA
RILASCIATA
SPONTANEA
INEGUALE IN VELOCITA’
PRECIPITOSA







IL MOVIMENTO DI HÉLÈNE DE GOBINEAU PIU’ LE SCRITTURE DI JULES CRÉPIÉUX-JAMIN

Oltre agli studi fatti sulla grafometria e a quelli sulla scrittura dei bambini (poi ripresi da Julian de Ajuriaguerra), Hélène de Gobineau ci ha lasciato un lavoro sul movimento davvero interessante. Sulle prime sembra che fosse stata tentata di centrare il suo lavoro sul movimento corsivo. Probabilmente si era fatta condizionare dai suoi studi sulla scrittura infantile, cominciando la sua analisi del movimento proprio con il movimento immobile che si avvicina moltissimo al movimento assente , normale nel bambino che comincia i primi approcci alla scrittura.





MOVIMENTO IMMOBILE
MOVIMENTO FLUTTUANTE
MOVIMENTO FLUIDO SCORREVOLE
MOVIMENTO DINAMICO
MOVIMENTO BARRE’ BARRATO
MOVIMENTO CABRE’ IMPENNATO
SCRITTURA INIBITA
SCRITTURA TRATTENUTA
SCRITTURA COSTRETTA
SCRITTURA ALLENTATA
SCRITTURA AGEVOLE SPONTANEA
SCRITTURA DINAMOGENICA
MOVIMENTO CONTROLLATO
SCRITTURA RISOLUTA
MOVIMENTO VIBRANTE
MOVIMENTO EFFERVESCENTE
SCRITTURA MOVIMENTATA
SCRITTURA LANCIATA





CONTINUITÀ

Indica il tipo d’intelligenza, la continuità nell'impegno. Informa sul grado di coesione psicomotoria (ovvero sulla relazione pensiero-azione) a livello di prestazioni intellettuali, relazionali e operative.

 In genere la Continuità inquadra tutti gli elementi di coesione grafica, di coordinamento o di scissione, e questo a vari livelli.

 LE SPECIE ATTINENTI ALLA CONTINUITÀ

INORGANIZZATA
ORGANIZZATA
DISORGANIZZATA
GIUSTOAPPOSTO
LEGATA
IPER LEGATA
STACCATA
SFUMATA
RAGGRUPPATA
RICOMBINATA
A RIPRESE
A SCATTI
RITOCCATA
SPEZZETTATA











Nell'interazione tra Velocità, Continuità e pressione il gesto grafico manifesta la sua dinamica psicomotoria. Le specie Nell'analisi delle specie che caratterizzano la grafia, occorrono individuare le tre “dominanti” e gerarchizzare le rimanenti specie in principali e secondarie.

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